La nostra società non può ancora fare a meno della plastica, un materiale presente praticamente ovunque in ogni abitazione con la quale si realizzano oggetti, imballaggi e strumenti per qualsiasi ambito d’utilizzo. Si tratta di un materiale facile da lavorare che si caratterizza anche per il costo bassissimo e che, oggi giorno, costituisce uno dei principali nemici dell’ambiente a causa del suo utilizzo incontrollato.
La plastica è versatile, facile da lavorare ed elettricamente bilanciata
Fortunatamente la ricerca tecnologica è riuscita a trovare soluzioni altamente biodegradabili come la plastica a base di amido di mais, grano, tapioca, patate e scarti vegetali o come quelle denominate PHA, PHB, PHV e PHH. Ciò nonostante rimane un materiale caratterizzato dallo stesso numero di cariche positive e negative il che lo rende “elettricamente neutro”, ovvero materiale antistatico.
Questa sua caratteristica, apparentemente innocua, provoca una serie di problematiche durante le lavorazioni industriali eseguite tramite macchinari ad alta velocità, soprattutto per il settore degli imballaggi. In questo articolo vedremo in cosa consistono questi problemi e in che modo possono essere risolti.
Cariche neutre e problemi produttivi correlati
Come abbiamo anticipato poc’anzi la plastica è un materiale elettricamente bilanciato proprio perché possiede lo stesso medesimo numero di cariche positive e negative. Quando la plastica entra in contatto con altri materiali l’equilibrio si rompe e le cariche positive o negative aumentano causando il famigerato accumulo di carica elettrostatica.
Si tratta di un problema molto comune che viviamo quotidianamente e che si verifica quando strofiniamo un palloncino sulla testa facendo sollevare i capelli o quando ci sfiliamo velocemente un maglioncino di lana. In tutte queste situazioni non avviene altro che uno squilibrio tale per cui si verifica un passaggio violento di cariche.
Il passaggio di cariche produce la scossa elettrica perché avviene in modo repentino e per colmare l’avvenuto squilibrio causato proprio dal contatto tra materiali neutri e conduttivi. Nella vita di tutti i giorni si tratta certamente di un fenomeno innocuo che potremmo definire fastidioso e imprevedibile.
Plastica e problemi di cariche elettrostatiche: ecco le conseguenze
Quando questo si verifica in ambienti produttivi e industriali, invece, i danni sono ben più pesanti perché possono coinvolgere l’incolumità delle persone, la qualità della produzione e i costi aziendali derivanti da sprechi e danni ai macchinari. Vediamo nello specifico quali sono le più comuni conseguenze derivanti dagli accumuli di cariche elettrostatiche nella plastica.
1 – Scosse elettriche agli operatori
Una delle conseguenze più pericolose riguarda l’incolumità degli operatori che non sono a rischio per le scosse ma per le reazioni che queste possono generare. Oltre ad essere un fenomeno fastidioso le scosse possono sopraggiungere improvvisamente e causare reazioni improvvise, infortuni e danni ad altri collaboratori.
2 – Difetti del prodotto lavorato
Le cariche elettrostatiche accumulate nei materiali durante la lavorazione possono danneggiare il prodotto lavorato alterandone la qualità e compromettendone il risultato finale. La conseguenza è che l’intero lotto produttivo non potrà essere destinato alla vendita e, pertanto, questo causa sprechi delle risorse aziendali e danni economici all’azienda.
3 – Il prodotto rimane attaccato al nastro trasportatore o allo stampo della macchina
Quando si lavorano prodotti molto piccoli e leggeri questi vengono attratti dalle cariche elettrostatiche che li fanno sollevare fuori dagli involucri. Questo fenomeno si verifica molto spesso con farine e pastine che fuoriescono dall’involucro depositandosi sui bordi e impedendo al macchinario di sigillare le confezioni.
Ovviamente quando le confezioni restano aperte queste non possono essere destinate alla vendita ma non solo. Il prodotto che finisce sul nastro trasportatore può inceppare i macchinari e rallentare la produzione, costringendo il personale a doversi esporre a rischi molto seri nel tentativo di disostruire i nastri.